Oggi abbiamo pensato di pubblicare la recensione di questo libro in occasione della giornata contro la violenza delle donne, non tanto per il crudele e vile gesto fatto da uomo ma per la forza che ci dimostra Valentina ogni giorno!
Sinossi:
"Valentina Pitzalis è morta il 17 aprile 2011. Quel giorno mio marito mi ha cosparsa di cherosene e mi ha dato fuoco. Quel giorno la Valentina che ero sempre stata, la ragazza carina, piena di vita, prospettive e sogni per il futuro, è bruciata tra le fiamme di un inferno senza senso. Non so perché tutto questo sia successo proprio a me. Me lo sono chiesta tante, troppe volte in questi anni, così come mi sono ripetuta, ogni giorno, che lui non era un mostro, ma aveva fatto, questo sì, una cosa mostruosa. So per certo però che la persona che sono oggi è stata più forte di tutto e di tutti. Ho compreso che di fronte alle avversità, di fronte a tragedie come la mia la cosa che conta è trovare la forza di reagire. Ho scelto di reagire, ho scelto di vivere, ho scelto di cercare di essere un esempio per chi crede di non avere quella forza dentro di sé, perché io... la depressione non me la posso permettere, non più. Quello che, più di tutto, mi ha dato la forza di arrivare fin qui è stata la speranza di poter aiutare tutte le donne che vivono, magari ancora senza essersene rese veramente conto, situazioni di coppia come la mia. Sono felice di poter alzare una mano sola, sono felice di avere i miei occhi senza ciglia e sopracciglia, sono felice di avere le mie gambe coperte di cicatrici. Semplicemente, sinceramente, incredibilmente... ho trovato la forza per non smettere di sorridere e sono felice di vivere!"
Recensione:
Una testimonianza come la sua è molto rara sia perché da un
messaggio di speranza e amore a tutti noi ma anche perché deve servire ad altre
donne a ribellarsi e a non essere sopraffate dalla violenza.
E’ un libro molto toccante e mano a mano che si va avanti
con la lettura diventa sempre più emozionante.
La cosa che più mi ha colpito e sorpreso in questo racconto
è il fatto che Valentina non abbia mai parlato male dell’ex marito, ma ha
solamente detto che ha commesso un gesto vile, terribile, ignobile.
Il romanzo inizia parlando del primo incontro tra Valentina
e Manuel, il loro fidanzamento non inizia subito infatti la ragazza stava con
Roberto, lui la corteggiava in maniera molto insistente e dopo un periodo lei
ha ceduto alle sua avances.
Valentina ha avuto una sola “colpa” se così si può dire, di
essersi innamorata di questo ragazzo e di non essere riuscita a vedere la sua
gelosia troppo ossessiva, il suo eccessivo controllo su di lei, su cosa faceva,
su chi vedeva, su dove lavorava.
Sicuramente non poteva immaginare che la sua storia potesse
avere una fine così tragica.
Dopo solamente tre mesi Valentina e Manuel si sposano e così
dopo un primo periodo di felicità iniziano i problemi, lei non riesce a
lavorare per più di qualche giorno che poi Manuel per una scenata di gelosia le
causa la perdita del lavoro.
Il loro matrimonio non è sicuramente facile, non voglio
infierire sul ragazzo rispetto quanto Valentina ha scritto e dico solamente che
aveva dei problemi legati alle dipendenze da droga e fumo.
La ragazza non riesce più a resistere con suo marito e dopo
una sconcertante rivelazione Valentina decide di lasciarlo e così torna dai
suoi e ricomincia ad andare a scuola, a uscire con gli amici insomma a vivere.
Infatti durante il matrimonio, lei si è ritrovata isolata
non aveva più amici, sentiva poco la famiglia e anche la sorella, lui era
riuscito ad allontanarla dai suoi affetti e a tenerla legata a sé.
Valentina nonostante
la separazione continua a vedere l’ex marito, lo aiuta sia a livello
psicologico che economico e una sera con
una scusa le dice di andare a portare dei documenti è il 17 aprile 2011, il
giorno che Valentina Pitzalis muore. E’ lei stessa che si definisce così per
lei la Valentina che era prima ora non esiste più, tanto che vorrebbe cambiare
il nome in Morgana.
La descrizione di quella sera, del fuoco che le pervade il
corpo, la gola mi ha veramente toccato a
pag. 66 cito alcune righe per me significative:
“ Dolenza, fitta, spasimo, sofferenza, angoscia, disperazione, tristezza, afflizione, desolazione, dispiacere, tormento, tortura, supplizio, contrizione…”“Quanti sinonimi può avere la parola “dolore”?”
Nel libro Valentina ha sempre detto che quello che ha
provato non può essere veramente descritto è un dolore che non augurerebbe a
nessuno, mi ha colpito anche il fatto che quando il suo corpo bruciava lei è
rimasta vigile, il tutto è durato 20 minuti.
20 minuti interminabili, i più lunghi della sua vita nei
quali aveva delle sentimenti contrastanti voleva morire per il troppo dolore ma
allo stesso modo voleva sopravvivere.
No Valentina è forte e si salva grazie anche alla
meravigliosa équipe di medici dell’ospedale di Sassari, e alla sua famiglia e
alla sorella che le sono sempre stati accanto.
Lei stessa, non vuole accettare il suo aspetto, fa fatica a
non dovere più vedere il suo bel viso ma capisce che la vita deve andare avanti
e la sua testimonianza deve servire per altre donne a denunciare ogni episodi
di violenza prima che sia troppo tardi.
Un capitolo, in particolare, mi ha fatto riflettere è quello
che Valentina ha intitolato “Le pirle di sagezza” dove ci racconta alcuni
episodi sgradevoli che le sono capitati sia su internet che andando in giro per
le città.
Credo che Vale tenga sempre a giustificare, o almeno è una
mia impressione, l’atteggiamento ignorante e stupido di alcune persone che la
definisce mostro o anche di peggio.
Non è che lo giustifica è che alcune volte bisognerebbe
rispondere a tono a quello che gli altri dicono non è solo ignoranza perché non
conoscono la sua storia ma secondo me è cattiveria gratuita.
In un mondo come il nostro dove la società ci impone degli
schemi di bellezza fissi, magre, belle, abbronzate e rifatte dove i modelli che
abbiamo in generale di riferimento sono le modelle o le attrici che a ogni età
devono essere sempre belle e giovani così non andiamo da nessuna parte.
Per fortuna non tutte le persone sono come queste, prive di
sensibilità e come dice Valentina lei li definisce “angeli”, di “angeli” ce ne
sono tanti e continueranno a sostenerla sempre.
Il libro non è assolutamente triste anzi Valentina cerca di
sdrammatizzare la sua situazione, di riderci su come quando racconta che un
bambino per strada ha detto che assomiglia a Voldemort.Io mi sarai molto
arrabbiata ma Vale ha ragione non bisogna dare peso a tutto quello che la gente
ci dice anche se ci ferisce.
Ha decido di appoggiarsi alla Fondazione Doppia Difesa per
far conoscere la sua storia affinchè quello che le è successo non ricapiti più.
Valentina è una ragazza che ha trovato in sé una forza immensa,
un coraggio invidiabile, non so se io stessa avrei avuto la sua stessa volontà
di vivere dopo quello che le è successo.
Solo una parola SORRIDERE sì alla vita come nelle foto che
vediamo all’interno del libro, io le auguro di NON SMETTERE MAI DI SORRIDERE!
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