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mercoledì 23 marzo 2016

#Intervista a Daniela Lojarro




1-Grazie per aver accettato l’intervista. Possiamo darti del tu?
Certamente! Diamoci del tu così rompiamo subito il ghiaccio!

2-Spiegaci chi sei, che lavoro fai, cosa ami fare nella tua vita?
            Sono una donna passionale e appassionata. Sono nata in Italia ma la mia famiglia è di origini miste, spagnola, napoletana, piemontese. Posso dire di avere profonde radici mediterranee e considero il Mediterraneo il mio luogo d’origine e di formazione culturale. Sono golosa di cioccolato amaro, di pasta e amo moltissimo cucinare. Sono cantante lirica e ho svolto la mia attività in tutto il mondo da Londra a Johannesburg, da Seoul a Miami passando per Parigi, Napoli, Parma, Berlino, ecc …, finché, dopo un periodo sabbatico di riflessione, ho deciso di rimettermi a studiare per diventare musico-terapista. Ora, alterno le due attività. La musica è la mia passione, oltre che essere l’ambito delle mie attività artistiche: amo andare a concerti sia di musica classica sia di metal rock o pop. Amo leggere, camminare nel bosco con qualsiasi tempo, con il sole splendente e 35 gradi ma anche con la neve che arriva fino al ginocchio. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse.

3-Dicono che i colori rivelano il carattere di una persona. Qual è il tuo colore preferito, e cosa può dirci di te?
            Il mio colore preferito è il rosso, anche se non sempre lo indosso. Ho letto che il rosso è il simbolo del sangue e dell’energia vitale sia mentale che fisica. È il colore della passione, di chi ha fiducia in se stesso.

4-Tre aggettivi per descriverti.
            Appassionata, magica, sensuale.

5-Come dicono di te gli altri?
            Solare, stabile come persona nel senso della solidità dell’affidabilità ma pure di umore lunatico.

6-Il giorno più bello della tua vita?
            Sicuramente quando sono salita in palcoscenico: due secondi prima ero in quinta nervosa e agitata e, nell’istante stesso in cui ho iniziato a cantare ero felice e mi sentivo come a casa mia … Un ritorno a casa.

7-Una cosa che ti rende felice?
            Poter condividere l’attimo, dal piacere di una cena a quello di una passeggiata, dalla gioia di sentir/far musica insieme alle persone che amo a quella di fermarsi insieme a gustare il tramonto o un quadro o una statua.

8-Tre persone che stimi?
            Tre è limitativo ma comunque … mio marito, il mio maestro di canto Carlo Bergonzi e mio padre.

9-Sei mai stato deluso/a?
            Sì e più volte. Talvolta rivestiamo le persone attribuendo loro ciò che vorremmo o forse ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento e che stiamo cercando. L’importante, dopo il periodo di dolore e rabbia, saper guardare dentro se stessi e scavare cercando di capire/rci.

10-Hai tatuaggi?
No, nessun tatuaggio. Non ne sento la necessità.

11-Cos’è per te la  scrittura?
            Scrivere è trovare quella parola, fra tutte quelle che usiamo ogni giorno, che renda evidente l’emozione mettendoci in armonia con il lettore, facendoci “vibrare” insieme.

12- A quali scrittori ti ispiri?
            Amo i romanzieri francesi dell’800 da Hugo a Zola passando per Dumas e Verne senza dimenticare il moderno Pennac; Marion Zimmer Bradley, Bernard Cornwell, Jack White e Harry Turtledove per il fantasy; per i romanzi storici Bellonci, Yourcenar, Zweig, Pears, Graves, Tariq Alì.

13-Quando scrivi di notte o di giorno?
            Di giorno. Mi è capitato di sera ma raramente.

14-Ti definisci una scrittrice impulsiva o riflessiva?
Entrambe a seconda delle fasi. In genere scrivo di getto senza troppi ripensamenti. Poi, dopo una fase di decantazione limo e parecchio. Posso dire che scrivo a tratti partendo da un nucleo centrale che via via arricchisco.

15-Scrivi a mano o al computer?
            Scrivo al computer ma, quando mi vengono idee, annoto su pezzi di carta che ho sotto mano fosse pure la ricevuta del bar e in qualsiasi posto. Prendo appunti e poi sviluppo con calma.

16-Quando hai scritto il tuo primo libro?
            Nel 2008.

17-Da piccola volevi fare la scrittrice?
            Scrivevo sempre e di continuo racconti, storie che poi inscenavo con le mie amiche ma non rientrava nei miei sogni diventare scrittrice. Io volevo essere una cantante lirica.

18-Pensi che la scrittura possa trasformarsi in un lavoro?
            Per qualcuno sì esattamente come essere musicista non può trasformarsi in un lavoro per tutti … nel senso di poter vivere solo di quello.

19-Per scrivere ti preparo una scaletta? Se si poi la segui?
            Mi preparo uno schema della storia: per me è importante avere chiaramente in testa 1) una situazione di partenza; 2) il fulcro della vicenda; 3) cosa succede che sconvolge il personaggio principale; 4) dove voglio arrivare. Si tratta veramente di una fase molto grezza da cui mi stacco tenendo solo presente i punti fermi che ho elencato per non perdere l’orientamento. Ovviamente, in un romanzo fantasy, oltre a questa scaletta, è necessario avere la struttura di base del mondo che si crea per non finir di usare l’elemento fantastico/magico come un deus ex machina o jolly da usare per cavarsi d’impiccio. Detesto i libri fantasy in cui l’aspetto “magico” non appartiene al tessuto della storia.

20-Scrivi in ordine cronologico?
            In generale scrivo in ordine cronologico. Anche quando dalla prima fase grezza passo alla successiva riprendo in mano sempre dall’inizio della storia. Però, mi è già capitato più volte di “spostare” dei capitoli narrati cronologicamente. Per esempio, ho trasformato un evento che avevo narrato come antefatto in un ricordo scritto in un memoriale: questo per rendere più misterioso l’inizio e non fornire troppe spiegazioni o informazioni nelle prime pagine.

21-Hai un luogo in particolare dove ami scrivere?
            Scrivo sempre nel mio studio con la scrivania rivolta verso la finestra, circondata da librerie e un paio di quadri di un amico pittore, Giuseppe Acone. Dietro di me un basso divanetto arabo, un angolo tutto mio dove mi sdraio per raccogliere idee, leggere o riposarmi. Tengo il più possibile la scrivania sgombra, eccettuato un angolo con alcuni preziosi ricordi: piccole “pietre” raccolte da o con mio marito in luoghi particolari, cristalli regalatimi in occasioni speciali da Ulisse Santicchi, regista, scenografo e costumista, caro amico di una vita.

22-Parlaci dei tuoi libri/libro?
Fahryon è la prima parte del Suono Sacro di Arjiam, romanzo fantasy classico. La storia in breve. Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell'Ordine sapienziale dell'Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell'Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell'Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro. I poteri con cui si scontrano durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, all’inizio paiono annientarli ma, poco per volta, i due giovani diventano consapevoli delle loro capacità e anche delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini. I due giovani, però, si trovano a fronteggiare nemici e ambienti totalmente differenti: Fahryon si muove nell’ambito della magia legata alle vibrazioni del Suono Sacro e quindi su un piano spirituale intriso di esoterismo; Uszrany, invece, come Cavaliere, rappresenta la parte epica del romanzo con duelli, intrighi politici e guerre civili. A fare da tramite fra questi due mondi c’è l’affascinante nobile Mazdraan: un tempo Magh, ora Primo Cavaliere del regno di Arjiam che tiene le fila del complotto politico ma anche di quello “magico”. Fahryon è un personaggio in fieri, una giovanissima appena uscita dall’adolescenza, che nello svolgersi della vicenda compie un cammino di crescita personale oltre a quello d’iniziazione. Da qui le sue incertezze, il suo continuo mettere in dubbio le conoscenze acquisite e la necessità di mettersi sempre alla prova fino all’ultima che sarà quella decisiva. L’antagonista, Mazdraan, al contrario, è un uomo maturo, sicuro di sé e talmente affascinante che chiunque lo avvicini non può sottrarsi alla seduzione della sua voce calda e sensuale, perdendo perfino di vista il valore delle sue parole per lasciarsi avvolgere, o cullare da essa. Riassume in sé la forza dell’eloquenza, la determinazione, la capacità di piegare la volontà altrui alla propria senza minacce dirette: gode nel vedere gli altri soccombere davanti alla sua placida calma, si bea nel far perdere le staffe al prossimo. Lui, al contrario, non perde quasi mai la pazienza, trova il modo di sorridere anche quando vorrebbe lasciarsi prendere dall’ira. È disposto a tutto pur di ottenere il Potere senza lasciarsi mai distrarre da nulla né da giuramenti, né da affetti, né da legami familiari. Non lo esercita per un motivo preciso: lo ama. Ogni sua frase, ogni mossa, ogni pausa o ogni parola sono soppesate, calcolate e mirate per raggiungere uno scopo preciso: il Potere. Se dovessi usare un’immagine per descrivere i due personaggi, identificherei Mazdraan con una solida roccia e Fahryon con l’acqua che, in costante movimento, alla fine riesce a modificare e a distruggere anche la pietra. Per quanto riguarda il regno fantastico in cui ho ambientato la mia storia, Arjiam è una terra percorsa da due grandi fiumi, un po’ come la Mesopotamia (Tigri ed Eufrate) che lo rendono prosperoso. Le sue città sono ricche, affollate di mercanti, guerrieri, ladri, giocolieri, avventurieri, mendicanti, danzatori, pellegrini. I mercati, simili ai suk oppure alle fiere delle nostre città europee durante il Medio Evo, sono colorati e chiassosi, con bancarelle straripanti di mercanzie che provengono da ogni parte del mondo. Ho creato le mie architetture tenendo presente le antiche ville romane ma anche i fiabeschi palazzi della Spagna moresca, ornati da colonne, patii, mosaici dorati, statue, affreschi e contornati da lussureggianti giardini con ruscelli e fontane. Nel mondo di Arjiam, il Suono è il Principio Creatore, è il Suono che non è mai stato emesso ma che è, la cui vibrazione creatrice modella il mondo e lo permea conferendole la vita. Per questo motivo ho deciso di usare la parola “suono”, proprio per sganciarmi da qualsiasi concetto logico ma anche da qualsiasi forma artistica. Il Suono Sacro è l’Unità in cui tutti gli opposti si annullano. Ho scelto di simboleggiarlo con l’Uroburo, il serpente che si morde la coda, uno dei simboli che risalgono all’alba dell’umanità, presente sotto varie forme in molte culture. Indica il continuo rigenerarsi della vita dalla morte, l’eternità, l’unione degli opposti, Morte e Vita, Suono e Silenzio, Luce e Oscurità, all’interno dell’Uno. Altro animale simbolico che appartiene al mondo dei miti di ambito mediterraneo è il Grifo. Il Grifo o Grifone è un essere alato con il becco adunco, la testa e gli artigli di aquila e il corpo di leone. Nei miti il Grifo era posto a custodia di tesori di qualsiasi genere: entrambi gli animali, leone e aquila, esprimono forza, coraggio e audacia. Perciò, mi è parso un simbolo adatto per i Cavalieri che custodiscono i beni più preziosi di un popolo: Giustizia e Libertà. I luoghi principali in cui si svolge la vicenda sono strettamente legati a luoghi reali ma, allo stesso tempo, sono luoghi della mia mente perché intrecciati a ricordi o emozioni o momenti cruciali della mia vita. In particolare, il Santuario del Suono Sacro s’ispira a Castel del Monte, il celebre castello di Federico II° in Puglia a forma ottagonale con otto torri a loro volta ottagonali. Ho immaginato la valle del Nahater come la Gola del Furlo dal punto di vista orografico e paesaggistico mentre la Casa dell’Armonia che sorge all’imbocco della vallata è la Sacra di San Michele in val di Susa, uno dei luoghi magici del Piemonte. La biblioteca della Casa, invece, è lo Scriptorium dell’abbazia di Fonte Avellana nelle Marche. I particolari, però, che legano i luoghi reali a quelli immaginari li lascio scoprire al lettore.

23-Il tuo libro/libri sono auto pubblicati o editi?
            I miei libri sono editi. Non fa molta differenza perché le piccole case editrici, non potendo/volendo investire in campagne promozionali, lasciano all’Autore il compito di farlo. Almeno mi evito le pratiche per il numero ISBN, l’impaginazione, pagare per la copertina o la diffusione sulle diverse piattaforme.

24-Cosa pensi dei self?
             È una possibilità … perché no se si ha voglia, capacità e tempo?

25-Cosa pensi di  chi paga per farsi pubblicare?
            Non ne vale la pena! Meglio il self.

26-Per pubblicare con una grande CE serve avere delle conoscenze o ci si può arrivare solo con le proprie forze?
Sono convinta che per arrivare a una grande CE siano necessarie conoscenze, agenti esattamente come in un teatro.

27- Ami i social network? Per un autore sono croce o delizia?
            Non li amo e non li demonizzo: i social network sono utili per promuovere il libro, soprattutto quando si tratta di digitale, per tenere i contatti con i lettori, per scambiarsi idee o esperienze con altri scrittori.

28- Com’è il tuo rapporto con i lettori?
         Buono. Proprio grazie ai social network ho trovato i miei lettori e poco per volta si è destato l’interesse: chi si è innamorato di un personaggio detestando profondamente un altro, chi desidera sapere se per creare i miei personaggi mi sono ispirata a persone vere oppure quale sia quello in cui mi rispecchio maggiormante, critiche, consigli, apprezzamenti. Mi è capitato con alcuni di instaurare un rapporto di amicizia e stima: ci scriviamo informandoci del lavoro, della famiglia, dei progetti di studio. Si sta creando una bella rete di solidarietà e calore umano che mi aiuta a proseguire.

29- Una domanda un po’ peperina, se una grossa casa editrice ti contattasse perché interessata a pubblicare qualcosa di tuo, ancora inedito, e ti dicesse che però dovresti stravolgere il tuo lavoro e fare un po’ come vogliono loro per riuscire a vendere più copie, tu accetteresti?
            Davvero una domanda cattivella! Non sono mai stata diplomatica nemmeno trattando con gli agenti teatrali o i direttori d’orchestra. Oggi, forse ho smussato gli angoli ma dovrebbero fornirmi delle ragioni più che valide e se il risultato non mi convincesse, … Non potrei giurare sulla mia reazione pacifica.

30- Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato (e che stai incontrando) nella promozione del tuo libro?
            Per quanto riguarda il cartaceo avrei sperato in una maggiore collaborazione delle librerie, delle associazioni culturali o gruppi di lettura. Per il digitale l’assenza o disinteresse della CE di fronte a ogni idea promozionale, tipo give away, buoni da portare alle fiere che avrei fatto stampare poi a mie spese oltretutto. È pesante dover sempre trovare il modo di “inondare” la rete ogni giorno di notizie, segnalazioni, interviste, recensioni anche perché dietro a ogni post a ogni notizia ci sono ore di lavoro per trovare blog, creare post econ grafica interessante, scrivere i testi … Un minimo di collaborazione non farebbe male ma non sono l’unica a trovarmi con questo “fardello”.

31- Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro?
            È tutto! Puoi aver scritto il capolavoro del secolo ma se nessuno ne viene a conoscenza, non puoi sperare che sia un successo. Sia chiaro: i milioni di copie vendute non significano che un libro sia un capolavoro. Per esempio, Il Codice da Vinci per me è prevedibile, quindi noioso, perché ha preso di peso temi da altri libri di argomento esoterico editi negli anni ’80 e qualcuno addirittura ’60. Ma la promozione ben organizzata e la scrittura semplice lo hanno trasformato in un best seller. Con tutte le possibilità, le informazioni, le occasioni di impegnare il proprio tempo libero che ognuno di noi ha a disposizione al giorno d’oggi, senza la giusta promozione non si arriva a un successo editoriale.

32-Cosa consigli ad una persona che si affaccia nel mondo della scrittura?
            Cercare sempre la parola quella che fa vibrare: questo per quanto riguarda l’atto dello scrivere. Se intendi, invece, affacciarsi al mondo dell’editoria direi che bisogna armarsi di pazienza coraggio e informarsi prima di credere a ciò che ti racconta un agente o una casa editrice. Ci sono, per fortuna, ottimi siti, blog, forum che trattando l’argomento sono delle fonti inesauribili di consigli e informazioni.

33-Cosa o chi ha ispirato la storia che hai scritto?
            È nato in un momento di personale transizione ed ero alla ricerca di una nuova strada da esplorare. Durante questo passaggio dai ruoli del melodramma alla musico-terapia, una forte emozione/impressione avuta visitando la Gola del Furlo e un scavo archeologico in corso a Fossombrone nelle Marche mi ha folgorato resuscitando la passione per la scrittura. La strada romana a picco sul torrente e l’antichissima galleria scavata nella roccia si sono così trasformate nella strada e nel portale che mi hanno condotto ad Arjiam dove ho trovato i personaggi in attesa … o in cerca d’autore!

34- I personaggi sono reali o inventati?
Inventati ma reali! Ogni autore cela qualcosa di sé nella storia e nei personaggi. Cesare Pavese diceva: «Scrivere è sempre nascondere qualche cosa in modo che venga poi scoperto». I personaggi del mio libro nascono dall’osservazione di persone colte nella quotidianità in sinergia con la rielaborazione di emozioni, impressioni e ricordi personali. Abituata al lavoro in teatro, nello scrivere mi sono identificata in tutti. Per ogni frase o pensiero, ho sempre cercato di mettermi nei panni di quel personaggio e di farlo agire secondo la sua personalità, la sua condizione sociale e psicologica e per il fine che si proponeva di raggiungere, caratterizzandolo anche con espressioni mimiche o tic nervosi che possono apparire in momenti di tensione emotiva.

35-Chi ti ha sostenuto in quest’avventura?
            Mio marito: è stato lui a spingermi a scrivere dopo che gli avevo raccontato per sommi capi l’idea che mi era balenata. Terminata la prima stesura, sono subentrati anche gli amici più cari e mia madre come lettori: abbiamo discusso per telefono, per mail, di persona su questo o quel personaggio, su particolari, sui tagli, sui cambiamenti … Sono stata fortunata.

36--Ultimo libro letto?
            Sto leggendo una saga storica di B. Corwell dedicata alle lotte tra danesi e sassoni nel X° sec. d.C. per il dominio di quella che diventerà l’Inghilterra. M’interessa perché è un periodo storico che amo ma che, per quanto riguarda quel paese, conosco poco di sicuro non bene come lo stesso periodo per quanto riguarda il “continente” europeo o i paesi affacciati sul bacino del Mediterraneo.

37-Che genere leggi?
            Oltre al fantasy, i romanzi storici, saggi sul suono, sui miti, talvolta thriller o avventura specie se sono in viaggio e se sono lunghissimi meglio ancora!

38-Da cosa scegli un nuovo romanzo da leggere, non so copertina, trama, autore ecc.?
            Trama, autore, se non lo conosco, leggo un estratto. Difficilmente mi soffermo sulla copertina o, se lo faccio, spesso mi capita di posare il libro se sono in libreria o se sto cercando in internet: ultimamente trovo le copertine banali e noiose.

39-A quale autori non sai rinunciare?
            Iain Pears, Bernard Cornwell, Tariq Alì, Jack Whyte per la narrativa; Rumî per la poesia/filosofia sufi.

40- Di cosa hai paura?
            Della sofferenza – e delle sue variegate conseguenze come odio, rabbia, distruzione - che la brutalità dell’uomo sa scatenare.

41-Dove vorresti vivere?
            Il mio luogo ideale sarebbe la penisola sorrentina … Forse si tratta più di un luogo “mentale” che reale.

42-Hai altri hobby oltre la scrittura?
            Leggere, cucinare, camminare in mezzo alla natura.

43-Qual è il tuo sogno più grande?
            Amare amando.

44-Ti piacciono gli animali?
            Moltissimo! Sono nata e cresciuta nella casa di campagna dei nonni circondata da gatti e cani in genere trovatelli. Abito in città e la città, gli appartamenti non sono adatti per gli animali: preferisco non vederli soffrire e mi rifiuto di trattarli come bambole portandoli nella borsa, obbligandoli a trascorrere il loro tempo accovacciati su un divano invece di essere lasciati liberi a correre conducendo una vita adatta alle loro esigente e non ai nostri bisogni.

45-Credi nella magia e nel paranormale?
            Credo nella magia, sempre che così si possa chiamare, che s’instaura fra le persone anche e nonostante il tempo e la distanza. Non credo nella magia dell’abracadabra. Nel paranormale come inteso e proposto da serie televisive no assolutamente. Credo che esita uno stato dell’essere diverso dal nostro che può talvolta manifestarsi tramite persone particolarmente sensibili che riescono a dis-velare il mistero dell’Essere … o che ne sono tramite? Chissà!

46-Come ti immagini tra vent'anni?
            Non mi sono mai posta il pensiero della vecchiaia cercando piuttosto di adattarmi alle trasformazioni che subisce il corpo di una donna al passaggio delle fatidiche date. Come persona spero di mantenermi sempre curiosa, forse con più tempo a disposizione per la scrittura ma sempre capace di emozionarmi e partecipare alla Vita che mi circonda (e non si tratta di un errore di battitura la V maiuscola!).

47-Libro preferito ed autore preferito? Perché?
            Domanda difficilissima! Non ho un autore preferito ma diversi anche a seconda dei generi che amo. Posso dire che un libro fondamentale per me è “La quarta verità” di Iain Pears per l’intreccio che tiene con il fiato sospeso fino all’ultimo; per l’ambientazione storica ricostruita in maniera impeccabile e mai noiosa ma che fa parte della storia stessa; per la visione da 4 diverse angolatura dello stesso accadimento e delle sue conseguenze. Un capolavoro da non lasciarsi sfuggire … Certo, solo per chi ama i libri voluminosi!

48-A che età ha iniziato a leggere? E con quale libro?
            Ho iniziato a leggere a 5 anni circa il libretto della “Turandot”, l’ultima opera scritta da Giacomo Puccini.

49-Progetti per il futuro? Un nuovo libro nel cassetto?
            A dicembre uscirà il cartaceo del libro e subito dopo la versione digitale del seguito intitolata Il Risveglio di Fahryon. Ho già in cantiere un nuovo libro ancora legato al mondo di Arjiam ma con altri personaggi, nuovi popoli e culture. Sarà uno scontro? Chissà!

50-Che consiglio daresti agli autori che stanno leggendo questa intervista?
            Comprate il mio libro! A parte gli scherzi … Siate sempre voi stessi senza mentirvi. Mai!


Grazie a Daniela per l'intervista!


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