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lunedì 18 gennaio 2016

Recensione: "Città di carta" di John Green


Dall'autore di Colpa delle stelle arriva un altro bellissimo romanzo: 

Città di carta 












Titolo: Città di carta
Autore: John Green 
Genere: Young Adult 
Editore: Rizzoli 

TRAMA:
Quentin Jacobsen è sempre stato innamorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un'inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembrava essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all'improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un'avventura indimenticabile. Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l'hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso. Questa fuga da Orlando, la sua città di carta, dopo che tutti i fili dentro di lei si sono spezzati, potrebbe essere l'ultima.


Città di carta è un romanzo da non sottovalutare. All'inizio, quando ho cominciato a leggerlo, subito alle prime pagine non mi incuriosiva più di tanto, e la protagonista femminile della storia, Margo Roth Spiegelman, mi sembrava una tipa viziata, che volutamente faceva del vittimismo. In effetti per gran parte del romanzo si lascia intendere proprio così, ma sono alcune e semplici frasi a farci capire il contrario. 



Ecco il brutto: da quassù non vedi la ruggine, la vernice scrostata, ma capisci che razza di posto è davvero. Vedi quanto è falso. Non è nemmeno di plastica, persino la plastica è più consistente. È una città di carta. Guardala, Q: guarda tutti quei viottoli, quelle strade che girano su se stesse, quelle case che sono state costruite per cadere a pezzi. Tutte quelle persone di carta, che si bruciano il futuro pur di scaldarsi. Tutti quei ragazzini di carta che bevono birra che qualche cretino ha comprato loro in quale discount di carta. Tutti rimbambiti dalla frenesia di possedere cose. Cose sottili e fragili come carta. E tutti altrettanto sottili e fragili. Ho vissuto qui per diciotto anni e non ho mai incontrato qualcuno che si preoccupasse delle cose che contano davvero.



Le città di carta non riescono a stare in piedi, non possono essere da fortificazione per una ragazza di carta, una ragazza che ha tutto e niente, una ragazza che sa che adattandosi resterà di carta, ma fuggendo alla realtà sarà di carta comunque. E allora come fare? Forse ripartire. Ricominciare. Tutto da zero. Da soli. Forse è l'unica scelta, quando alla fine non ti resta niente, se non te stessa. 



È che era l'ultimo filo. Un filo debole, lo so, ma era l'unico che mi fosse rimasto, e ogni ragazza di carta ha bisogno di almeno un filo, no? 



Quando restare è un po' come morire. Come spegnersi, giorno dopo giorno. 
Margo si sente tradita, dal fidanzato, dalle amiche, dai genitori stessi che non la capiscono e non riescono a starle accanto come lei vorrebbe. Per questo ha in mente di vendicarsi. Ma non è nemmeno la vendetta quello che cerca. Rendersi conto di quanto siamo fragili e vulnerabili per lei è un peso che non riesce a sostenere, comprendendo bene la sua stessa fragilità nell'ammetterlo decide che è il momento di andare, dove? 



Andrai nelle città di carta 
e non tornerai più indietro. 



Cosa significa questo messaggio? Cosa tenterà di fare Margo per se stessa, per gli altri? 
Quentin è forse il solo e l'unico a comprenderla, e forse, nemmeno lui più di tanto. Quando un barlume di speranza gli fa credere che forse nulla è perduto e tutto è sempre da vedere. 
I tempi verbali cambiano. Una cosa molto curiosa direi, della quale mi è completamente sfuggito il senso, sempre che un senso ce l'abbia e non faccia parte invece di un errore di traduzione. Le parti una e due sono descritte al passato, la terza parte invece, nonostante sia il continuo delle altre, è al presente e si riallaccia direttamente con il prologo, anch'esso al presente. 
Consiglio questo libro, a tutti, perché ognuno di noi ha bisogno di guardarsi dentro e di capire chi realmente è e di che cosa ha bisogno dalla vita, per poter resistere, per non essere più soltanto delle persone di carta. 










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