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In conclusione degli scavi nella valle dove dimorano i faraoni più importanti della storia, l'archeologa stringeva fra le mani un papiro ben conversato, se pur ricoperto di detriti e terra. Staccando il sigillo, ancora intatto, raffigurante un sole ed i suoi lunghi raggi che finivano con delle piccole mani, scopriva all'interno man mano che srotolava il foglio, la strana piantina di una costruzione mai vista prima. Aveva bisogno di tempo per capire cosa ci fosse raffigurato, ma le sue mani tremavano mentre leggeva le coordinate per indicarne il luogo, che gli furono subito chiare; come chiaro era il sigillo della famiglia reale di Akhen-aton. Conosceva bene quel posto benché indicasse una zona mai esplorata prima. Vi era infatti raffigurata una "stele di confine" a nord est di una capitale protetta da montagne invalicabili. Julienne non aveva alcun dubbio, si trattava certamente di Tell-el-Amarna. Senza pensarci neanche un secondo in più, dopo aver sbrigato alcune pratiche burocratiche, riuscì a mettere insieme una squadra partendo immediatamente per l'estremo deserto a sud del Cairo...
[...] L'estasi fu così immensa che la ragazza non riuscì ad alzare la voce per farsi sentire dagli altri del gruppo e cercando di farsi capire al meglio, disse:" L'abbiamo trovata ragazzi. Siamo davanti alla scoperta più sensazionale di questo secolo!" Appena pronunciate queste parole, cercò di alzarsi da quella posizione scomoda, certa di dover affrontare altre ore di lavoro per poter entrare fisicamente in quel luogo, quando iniziò a sentire un bruciore lancinante dietro la nuca, sempre più profondo e doloroso. Non riuscì a capire cosa le stava accadendo e voltandosi l'unica immagine davanti ai suoi occhi fu quella di Hanis con in mano un bastone insanguinato.
Daniele non fu svelto abbastanza e il bastone lo colpì al ventre, mozzandogli il respiro e spingendolo in avanti. Il secondo colpo lo raggiunse dietro la nuca. Fece per ribellarsi ma già lo stivale di Luisa premeva contro la sua schiena, schiacciandolo a terra, nel sottobosco umido, vinto.“Di nuovo.”Era ormai tre ore che si allenavano e non era riuscito a portare un solo colpo a segno. «Quella donna non è una donna, ma una Valchiria nata» gli avevano detto tutti i membri del clan, ma fino a quel giorno non aveva avuto il piacere di confrontarsi con lei. Piacere di cui, in quel momento, rialzandosi e sputacchiando erba e foglie marce, avrebbe fatto volentieri a meno.«In un vero combattimento saresti morto» disse lei. «Morto e risorto più volte, in verità.»Ad andare a tappeto era abituato. Non vi era membro del branco che non l’avesse sconfitto almeno una volta, qualcuno ben più di una, ma era la prima volta che una donna lo atterrava.A pensarci si sentì umiliato, anche più di quando Raul lo martellava di pugni. Ma l’espressione sul volto di Luisa non era di vanagloria, soltanto di ansia. Si stava chiedendo, probabilmente, quel che tutto il branco andava chiedendosi da mesi, da quando Daniele si era unito a loro. Ne era degno? E, soprattutto, sarebbe stato in grado di sopravvivere?
A volte si è integerrimi con se stessi, quando bisogna con fervore ribadire l’esattezza di una tesi, quando la tesi diventa assioma e quando l’assioma diventa regola di vita. Difficile mantenere la giusta flessibilità in tali circostanze. Difficile. Ma non impossibile. Una ragazza, poco più che ventenne, ha lasciato la sua terra. Non è trascorso molto tempo da quando si è allontanata in cerca di un futuro più roseo. Eccola, adesso; non è la prima della sua famiglia, nè la prima e neanche l’ultima della sua gente: altri e altre, come lei, hanno chiuso nella valigia abiti e sogni. Si è dovuta adattare a climi e stagioni diverse, ha avuto a che fare, per la prima volta, con il mare che, per la prima volta, ha attraversato; e pure col mal d’aria e i check-in… Ma questo è avvenuto qualche tempo fa. Quando Myia era ancora una ragazzina. Ancora lo è anche se, forse, è cresciuta in fretta.
Ormai la fine era giunta e nessuno avrebbe potuto impedire il massacro che di lì a poco si sarebbe compiuto…Krempsee scoppiò in un’altra fragorosa risata; la soddisfazione che provava in quel momento era assoluta. Jade, invece, dopo quell’ultimo colpo, aveva assunto un’espressione severa, ma i sentimenti risvegliati dalle parole di Ylena continuavano ad agitarsi in lei, inumidendole gli occhi di velate lacrime.<É la fine…> sussurrò Robert con un amaro sorriso <Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio il cavaliere di Eron a ucciderci tutti…?>