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mercoledì 23 novembre 2016

Alessandra Consolazione [INTERVISTA:50 SFUMATURE D'AUTORE]



1-Grazie per aver accettato l’intervista. Possiamo darti del tu?
Certamente, grazie a voi dell’opportunità.

2-Spiegaci chi sei, che lavoro fai, cosa ami fare nella tua vita.
Mi chiamo Alessandra Consolazione, sono nata il 17 gennaio 1967 a Roma, dove ho vissuto le mie prime “tre vite”, convintissima di averne sette da spendere, in totale. Vent’anni fa mi sono trasferita a San Cesario sul Panaro in provincia di Modena, per amore, ed è qui che risiedo tuttora, alla soglia dei cinquant’anni e sull’uscio dell’ultima “vita”, che come per i gatti è la numero 7. Un numero che, assieme al 17, è il mio leit motiv. Ho subito chiuso in un cassetto il mio diploma da ragioniera per iniziare a lavorare nel settore dell’editoria. Diventata giornalista pubblicista in questa zona sono stata corrispondente per i quotidiani Il Resto del Carlino e la Nuova Gazzetta di Modena, finché non ho deciso di lanciarmi in una coraggiosa sfida editoriale e in veste di “volontaria della comunicazione” ho fondato il primo giornale on line “senza padrini né padroni” della Valle del Panaro (“La Carbonara Blog”). Che però, dopo 3000 articoli e un migliaio di contatti quotidiani (da IP unici), ho capito di dover chiudere, esattamente a sette anni dall’inizio dell’esperienza, conservando il primato che a livello locale avesse rappresentato una rivoluzione nel panorama dell’informazione in parallelo alla diffusione del fenomeno dei social network (correva l’anno 2009…). Contemporaneamente al blog-giornale sono stata anche presidente dell’omonima associazione di promozione sociale, realizzando uno spettacolo teatrale con il contributo e patrocinio della Regione Emilia Romagna, progetti sociali di accoglienza per i “bambini di Chernobyl”, editing e pubblicazione di tre libri su temi di costume e storia locale. Il superlavoro (peraltro non retribuito) mi ha portata ad una “pausa necessaria”, durata due anni, per motivi di salute e per dedicarmi alla famiglia (ho un figlio di 17 anni), senza però accantonare la voglia di cimentarmi in nuovi progetti, magari più personali, comunque sempre alla ricerca di stimoli per capire, prima o poi, cosa avrei potuto fare “da grande”. Da qui l’idea di scrivere un libro tutto mio, il mio primo eBook “Il mistero delle sette gatte”. E ci ho preso gusto, tant’è che dopo tre mesi ho già prodotto un secondo libro, al momento inedito. Mi definisco refrattaria a regole e imposizioni, ribelle per natura e se non scrivo ho bisogno (proprio un bisogno fisico!) di “creare” spaziando in diversi ambiti. Difficilmente mi annoio e, gattofila per vocazione, come un gatto amo la notte, quando nascono le migliori idee (che all’80% metto in pratica).
3-Dicono che i colori rivelano il carattere di una persona. Qual è il tuo colore preferito, e cosa può dirci di te?
50 sfumature di Autunno.
4-Tre aggettivi per descriverti.
(Risponde dopo aver vagliato diverse terne di aggettivi)
Mmmmhh… Creativa, vulcanica, “astrale”.
5-Come dicono di te gli altri?
Sono consapevole che non si possa piacere a tutti. Forse una volta cercavo di ottenere il massimo consenso, adesso no, vado per la mia strada e qualunque cosa si dica di me, soprattutto se cattivissima… è sicuramente vera!
6-Il giorno più bello della tua vita?
Ogni nuovo giorno.
7-Una cosa che ti rende felice?
Mio figlio che sorride.
8-Tre persone che stimi?
Chiunque conservi la forza di restare fedele a se stesso nonostante se stesso.
9-Sei mai stata delusa?
Preferisco dire “disillusa”. Certo, tante volte, e continuo ad illudermi.
10-Hai tatuaggi?
Il primo “timido” tatuaggio l’ho fatto dieci anni fa dietro la spalla sinistra (un gatto stilizzato), ma la passione per i tattoo mi è letteralmente scoppiata proprio mentre scrivevo “Il mistero delle sette gatte” (non a caso uno dei miei personaggi è un tatuatore). Così ho deciso di imprimere questa “magica storia” anche sottopelle, sul mio braccio destro, a partire dal polso “guidato da una gatta con un collarino di velluto nero e un campanellino d’oro appeso al collo”, fino al volo di sette farfalle sulla luna. Ed ho appena iniziato! Per il mio 50° compleanno completerò la “storia tatuata”, sullo stesso braccio, come una sorta di strada evolutiva del primo libro, quindi la scia delle farfalle sarà trasformata in un serpente attorcigliato su un ramo con cinque fiori di magnolia (un fiore per ogni decennio).
11-Cos’è per te la  scrittura?
Uno stato di grazia, dolce e amaro al tempo stesso.
12- A quali scrittori ti ispiri?
A livello inconscio, Italo Calvino. Ma l’accostamento è davvero ardito, in realtà punto a creare un mio stile.
13-Quando scrivi di notte o di giorno?
Quando si verifica la condizione di “grazia” annoto quel che “devo scrivere”, ovunque mi trovi e in qualunque momento della giornata. Qualcuno disse: “se non cogli al volo l’ispirazione, vuol dire che non te la meriti”. Per rispetto, cerco di non farmi trovare impreparata ed ho sempre un taccuino con me, per fermare quell’attimo che poi svilupperò con calma. Quando inizio una storia con l’idea di farne un libro cerco comunque di dedicarmi alla sua stesura con rigore e disciplina tutti i giorni, anche soltanto un’ora al giorno, meglio se al mattino quando in casa c’è più tranquillità.
14-Ti definisci una scrittrice impulsiva o riflessiva?
I passaggi che fluiscono di getto sono ovviamente i più riusciti, poi è chiaro che ci torno su più volte, alla fine del capitolo e poi del libro, per rivedere la sintassi o se fila con tutto il resto. Quindi direi tutte e due le cose.
15-Scrivi a mano o al computer?
Computer. Ormai anche i pensieri li visualizzo come se muovessi le mani su un’ideale tastiera nella mente!
16-Quando hai scritto il tuo primo libro?
A dodici anni. Su un quaderno. Si intitolava “Il giorno della vendetta”, un thriller scritto tutto a mano, con tanto di capitoli, indice e pagine numerate. Lo conservo tuttora.
17-Da piccola volevi fare la scrittrice?
Veramente anche da grande…
18-Pensi che la scrittura possa trasformarsi in un lavoro?
Per me è sempre stato il mio lavoro, ma se non c’è qualcun altro che paga le bollette è meglio avere un piano B.
19-Per scrivere ti prepari una scaletta? Se sì poi la segui?
Sì, una mappatura è utile per dare sequenzialità agli eventi e non dimenticare alcuni dettagli, meglio se molto schematica. Su un foglio A4 traccio una mappa di base per non perdere il filo della storia, ma all’atto pratico scrivo senza regole, valutando in seguito: qualche volta la sequenzialità è immediata, altre volte la impongo io in sede di revisione. E mi dò una data di scadenza, che a tutti i costi cerco di rispettare.
20-Scrivi in ordine cronologico?
Ho uno strano rapporto con il tempo, che è poi il vero protagonista del “Mistero delle sette gatte”, ambientato in tre epoche diverse (1544, 1864 e 2015, ma non in quest’ordine) e che, volendo, si potrebbe leggere a partire dalla fine, esattamente come è stato scritto, in modo ellittico. In generale amo i flashback.
21-Hai un luogo in particolare dove ami scrivere?
Il letto, sono una scrittrice “orizzontale”.
22-Parlaci del tuo libro.
“Il mistero delle sette gatte” è un romanzo tra storia, leggenda e fantasia ambientato in Val Padana, nello scenario tra il realistico e il surreale di San Cesario sul Panaro (il paese in cui vivo) e Spilamberto, sfiorando Castelfranco Emilia. L’idea è nata dall’apertura casuale, a pagina 17, del trattato “Cenni storici sulla corte di Vilzacara e sul Castello oggi detto di San Cesario” scritto nel 1912 da Don Isidoro Zaccaria. Incuriosita da un passaggio in cui veniva descritta la scoperta di un emblema che “raffigurava un’oca a sette teste e un sole dai rari e grossi raggi” di cui non ho trovato altri riferimenti in altre fonti storiche, ho iniziato a costruire la leggenda dell’Oca a sette teste, identificandola con la nascita delle sette Contrade di San Cesario. Da qui, un salto in avanti nel tempo sull’ideale tavoliere del Gioco dell’oca, lo stesso che vent’anni prima era stato davvero realizzato a San Cesario, chiamandolo “Gioco delle Contrade”. E’ nei sei ostacoli più il traguardo, quindi sette caselle, che si sviluppa una trama in cui ricorre il numero “sette”. Perché sette sono anche le gatte imprigionate in una torre e poi fuggite, disperse nelle sette Contrade di questo paese dell’alta Val Padana condannato al sortilegio della nebbia perenne, ma che sarà liberato dopo sette lanci di dadi che sono sassi di fiume colti tra le due sponde del Panaro, conducendo in luoghi realmente esistiti o esistenti attraverso tre diverse epoche. E cioè: si parte dal 1864, anno in cui fu abbattuta la torre maggiore del castello di Vilzacara, antico toponimo di San Cesario sul Panaro. Poi, sette capitoli “contemporanei”, dal 2014 al 2016, in cui “il giocatore perfetto” Edoardo eseguirà inconsapevolmente il percorso netto del gioco al seguito della gatta Caterina trasformata in una donna, allo scopo di riportare in paese il sole “dai rari e grossi raggi”. Ma non prima di aver acchiappato le sette gatte per la coda e rispedirle indietro di cinquecento anni, nel 1544. Epoca in cui è ambientata un’altra storia, che si scopre alla fine del libro per spiegarne il principio: la leggenda dell’Oca a sette teste. E tutto diventa improvvisamente chiaro, si incontrano gli stessi personaggi senza riconoscerli, come un gomitolo di lana che si dipana e si riavvolge, come in una spirale ellittica.
23-Il tuo libro è auto pubblicato o edito?
Ho deciso di affidarmi ad una casa editrice digitale indipendente di Bologna, Bitbiblos, perché “Il mistero delle sette gatte” è stato il risultato di un percorso “corale”, sebbene in modo inconsapevole da parte della maggior parte delle persone che mi hanno accompagnata nel viaggio. Non ho cercato altre strade, credendo esclusivamente al digitale come sette anni fa avevo puntato tutto su un giornale on line, però temo che l’eBook, per quanto più economico, più ecologico e meno ingombrante, non sia ancora “capito” in Italia. Peccato.
24-Cosa pensi dei self?
Io credo in un “progetto”. Scrivere e auto pubblicarsi ha senso solo se segue una prospettiva, non soltanto per dire “sono uno scrittore”.
25-Cosa pensi di  chi paga per farsi pubblicare?
La stessa cosa dei ricchi che fanno politica.
26-Per pubblicare con una grande CE serve avere delle conoscenze o ci si può arrivare solo con le proprie forze?
Ho appena spedito il mio secondo manoscritto a diverse Case Editrici (grandi) senza raccomandazioni. Vediamo come va. Io credo nelle opportunità e nella meritocrazia, o meglio ci voglio credere. Quindi non lascio intentato niente, non voglio rimpianti. Provarci non costa nulla, soltanto l’invio di un’e-mail o di un pacco postale, l’importante è non prendersela con gli altri se non va a buon fine e invece fare un po’ di autocoscienza e riflettere se davvero l’abbiamo meritata quella opportunità: tutti scrivono ma saper scrivere non è per tutti.
27- Ami i social network? Per un autore sono croce o delizia?
Oggi non si può prescindere dai social network. Una buona promozione del proprio lavoro è fondamentale. Sono una giornalista e una ex blogger, è un mondo che conosco e ho imparato ad apprezzare il suo valore, se gestito bene.
28- Com’è il tuo rapporto con i lettori?
Mi piacerebbe poter avere un dialogo con loro, ma comincio a dubitare della loro esistenza. ;-) Sarei disponibile e curiosa, per questo ho aperto una pagina Facebook intitolata “Il mistero delle sette gatte e altre storie”. Ma fino ad ora ho ricevuto solo i complimenti (dal vivo) di amici e parenti… e non vale!
29- Una domanda un po’ peperina, se una grossa casa editrice ti contattasse perché interessata a pubblicare qualcosa di tuo, ancora inedito, e ti dicesse che però dovresti stravolgere il tuo lavoro e fare un po’ come vogliono loro per riuscire a vendere più copie, tu accetteresti?
Se dovessero contattarmi perché interessati a pubblicare qualcosa di mio, se non altro dovrebbero aver apprezzato il mio stile e su grandi linee la storia proposta. Il compromesso sui dettagli lo posso accettare, anzi penso sia inevitabile. Ma se mi dovessero chiedere di scrivere qualcosa su commissione ex novo, nessun problema, certo che lo faccio! Stravolgere una cosa già scritta non ha senso.
30- Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato (e che stai incontrando) nella promozione del tuo libro?
A livello locale in molti sanno che ho scritto un libro, ma comprano in pochi.  Bisognerebbe avere la forza (leggasi i mezzi) per andare al di là del proprio orticello, nessuno è profeta in patria, tant’è che le prime due copie le ho vendute in Germania e in Inghilterra. Ma per attrarre occorre sapersi “vendere” in modo originale. Nel mio caso, che ho pubblicato solo come eBook, non posso promuovermi in una libreria o in una biblioteca se non ho poi un libro di carta da offrire, quindi dovrò necessariamente muovermi al meglio nel mondo digitale, per esempio sfruttando YouTube, anche in modo semplice ed auto referenziale, meglio ancora riuscire a fare un book trailer di pochissimi minuti purché sia incisivo. Anche questa intervista spero possa servire. Ho anche pensato ad una presentazione teatrale un po’ d’avanguardia, le idee non mancano, bisogna trovare le persone giuste al momento giusto e soprattutto un produttore!
31- Quanto è importante secondo te la promozione per il successo di un libro?
Fifty fifty. Spesso (immeritatamente) di più.
32-Cosa consigli ad una persona che si affaccia nel mondo della scrittura?
Di riconoscerla come passione ed assecondarla, di insistere senza accanimenti ma di stare molto attenti alle fregature. Però, ribadisco, bisogna sempre avere un piano B (per pagare le bollette).
33-Cosa o chi ha ispirato la storia che hai scritto?
La considero una storia “magica”. Come ho scritto nell’introduzione: “Nulla avviene per caso”. E tutto ha avuto inizio il 17 gennaio 2015, il giorno del mio compleanno: i giornali del paese in cui vivo titolavano “Salvata la gatta simbolo del centro storico”. Qualcosa mi disse che quella gatta non si fosse affacciata per caso dalla finestra più alta della casa più antica, prossima alla demolizione, dove di fronte avevo vissuto io fino a due anni prima. Quei due anni in cui mi ero fermata, in attesa di un “messaggio”: eccolo. E’ stata lei a “suggerirmi” di scrivere un libro con sette vite: 1 e 7, il numero 17. Una serie di indizi, da quel 17/1, per altri sette mesi fino alla fine di agosto, mi sono stati consegnati nei modi più fantasiosi, portati sui gommini di una gatta o in punta di coda, affacciata ad una finestra da cui era uscita dopo essere entrata da una porta. L’imprevedibile incontrollabile diventava assurdo possibile. Ho iniziato a far caso a questi “messaggi” poco casuali: il 3 maggio 2015, quando la raccolta degli indizi mi sembrava conclusa, ho iniziato a metterli in fila su un portatile nero appena acquistato. Il 3 maggio c’era stata la Luna piena e una congiunzione planetaria ideale che mi avevano aiutata a comprendere il senso di un compito da svolgere entro un periodo stabilito, “escatologico”, entro il 22 dicembre dello stesso anno, poco prima delle ore 19, le sette della sera, al solstizio d’Inverno. Sette tentativi andati a vuoto, distrazioni mai per caso, come il cortometraggio “L’Oca di Vilzachera” (inconsapevole book trailer) con cui, assieme ad altri, avevo partecipato al concorso “Storie!” indetto dal quotidiano Il Resto del Carlino per celebrare i centotrenta anni di storie raccontate sulla carta, e finalmente ho intuito la strada: non avevo che due mesi di tempo, da quel momento, ed era già ottobre. Quindi ho iniziato il mio cammino ideale sul tavoliere del Gioco dell’Oca seguendo il lancio dei dadi. Un percorso che “sulla carta” avrebbe fatto il “mio” giocatore perfetto, Edoardo, che poi ho riconosciuto in mio figlio prima ancora che lo diventasse, al seguito della sfuggente gatta Caterina trasformata in una donna come nella favola di La Fontaine. E’ stata una corsa contro il tempo, una sfida da cogliere, un’occasione. Una storia che “si è fatta scrivere” con una piuma d’oca intinta in un cielo d’inchiostro pieno di lune, guidata da una gatta con un campanellino d’oro impressa per la vita sulla pelle del mio braccio destro. Nulla è avvenuto per caso, oggi ne sono certa.
34- I personaggi sono reali o inventati?
Fifty fifty.
35-Chi ti ha sostenuto in quest’avventura?
Come ho già detto è stato un libro “corale”. Devo ringraziare molte persone che, anche inconsapevolmente, hanno contribuito alla sua realizzazione. In modo particolare mio marito (quello che paga le bollette), mio figlio (protagonista del libro, suo malgrado), il mio digital editor Mirco che mi ha incoraggiata a riprendere “la penna” dopo due anni di stop e la Casa Editrice digitale Bitbiblos di Bologna che ha creduto in me, pubblicandomi.
36-Ultimo libro letto?
Su carta, la biografia di Peggy Guggenheim di Véronique Chalmet, alternato alle “Lezioni americane” di Calvino, versione Kindle, e le poesie di Wislawa Szymborska. Ho sempre il comodino molto affollato.
37-Che genere leggi?
Mi piacciono le storie vere, le biografie degli artisti soprattutto, romanzi che mi danno forti emozioni, qualche saggio, a volte poesie. Sono piuttosto onnivora ma mi accorgo di prediligere autori donne.
38-Da cosa scegli un nuovo romanzo da leggere, non so copertina, trama, autore ecc.?
Autore, prima di tutto.
39-A quale autori non sai rinunciare?
Tra i contemporanei Isabelle Allende e Margaret Mazzantini. Quando ci sono i loro nomi in copertina, compro a scatola chiusa, un po’ come quando esce un film di Woody Allen. Perché… non lo so. Mi danno emozioni e mi basta.
40- Di cosa hai paura?
Di avere paura.
41-Dove vorresti vivere?
Ovunque mi senta a casa.
42-Hai altri hobby oltre la scrittura?
Sono appassionata di fotografia, astrologia, chiromanzia e cartomanzia, mi piace lavorare a maglia (ho imparato su YouTube), soprattutto realizzare “quadri di lana” da indossare e gatti all’uncinetto con la tecnica giapponese “amigurumi”. Dipingo magliette e mi sto preparando (sono ancora al primo stadio) per un campionario di abiti vintage da mercatino. Ultimamente mi sono avvicinata alla meditazione yoga e adoro l’acqua: sento il bisogno fisico di buttarmi in una piscina, almeno una volta alla settimana.
43-Qual è il tuo sogno più grande?
Portare sul grande schermo “Il mistero delle sette gatte” (e altre storie).
44-Ti piacciono gli animali?
Tutti, ma i gatti in modo speciale. Avevo un gatto di nome Cagliostro che è morto all’età di 17 anni proprio quando è uscito il mio libro “Il mistero delle sette gatte” (infatti l’ho dedicato a lui). Ad agosto ho preso un altro gatto, nero, Mister Trevor Ink.
45-Credi nella magia e nel paranormale?
Leggo i tarocchi da trent’anni, dal giorno in cui le mie compagne di scuola mi regalarono un mazzo di tarocchi di Marsiglia di Nostradamus per i miei 19 anni; e mi interessa l’astronomia ma anche l’astrologia, comunico con il mio pendolino in ossidiana nobile (si chiama Alex), leggo la mano e prediligo i gatti neri. Sto valutando se acquistare una sfera di cristallo inglese che mi è stata proposta proprio oggi. Credo che la prenderò.
46-Come ti immagini tra vent'anni?
Come mi immaginavo vent’anni fa. Ancora curiosa della vita.
47-Libro preferito ed autore preferito? Perché?
“Un uomo” di Oriana Fallaci. Un libro che ho letto più di una volta e ogni volta mi sorprende come se fosse la prima volta, dentro c’è tutto, praticamente è il mio uomo ideale!
48-A che età hai iniziato a leggere? E con quale libro?
Il piacere della lettura l’ho scoperto con “Mozziconi” di Luigi Malerba e “Storie della Storia del mondo” di Laura Orvieto, ancora li conservo e li ho letti quando non avevo più di 10 anni. Ricordo che da bambina preferivo entrare in una libreria e sentire il profumo dei libri piuttosto che annusare i dolci dentro una pasticceria. Ne leggevo almeno uno alla settimana e una volta finito scrivevo subito il riassunto, le mie prime recensioni! E restare a casa da sola, sul divano, con un gatto sulle ginocchia, una bottiglia di aranciata sul tavolo e un libro sotto gli occhi, era la “trasgressione” più bella del mondo. Lo penso ancora oggi provando la stessa sensazione di libertà di quarant’anni fa.
49-Progetti per il futuro? Un nuovo libro nel cassetto?
“Il mistero delle sette gatte” è il mio romanzo di esordio pubblicato solo in digitale perché in un certo senso ha rappresentato un passaggio necessario, una sorta di ponte tra “due vite”. Ho già scritto un altro libro, al momento inedito, che ho appena proposto all’editoria tradizionale (diciamo… di carta). Si intitola “Favole nude – Dodici finestre” e potrebbe essere l’inizio di una serie (se dovesse piacere), sempre caratterizzata da un numero (intanto dal sette sono passata al dodici), sempre con un epilogo che rivela un’altra storia nella stessa storia e con il “vezzo” di richiamare un episodio già descritto nel libro precedente, anticipandone uno che si ritroverà nel prossimo (che ho già in mente), cioè il mio stile “ellittico”. Anche questo libro, come il precedente, lo vedrei bene sul grande schermo, sarebbe il mio obiettivo più ambizioso. Ma intanto spero di vederlo pubblicato. Lo considero il mio regalo per un compleanno speciale, quello dei 50 anni tra due mesi, perché mi sono “spogliata” di ogni preconcetto inibitorio cimentandomi nel genere che mi è sempre stato consono: un po' surreale, un po' noir, elegantemente erotico. Per me e per tutte le donne che hanno bisogno di credere alle "seconde possibilità", quindi alle favole, possibilmente nude. Nude come si può essere a 50 anni, con 50 sfumature ma senza inganni.
50-Che consiglio daresti agli autori che stanno leggendo questa intervista?
Non è mai troppo tardi per essere chi si vuole essere.


Grazie ad Alessandra per l'intervista!






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